Egitto, 1323 a. C. Il giovane faraone Tutankhamon passa a miglior vita e la sua salma viene inumata assieme ad una vera e propria valanga di ricchezze: una ghiotta occasione per qualsiasi banda di profanatori di tombe.

In “Dopo Tutankhamon” di Matteo Cresci, vestiremo i panni di Ramose, giovane militante in una compagnia di ribaldi dalla dubbia moralità, irresistibilmente attratta dal luccichio degli ori regali di cui sopra. Ma il furto con scasso delle proprietà imperiali (seguito da ricettazione del sontuoso contenuto) non è certo compito da sprovveduti; occorrerà reperire gli attrezzi necessari ad allestire lo scavo; vanghe, torce, ceste in cui raccogliere i detriti e così via. E bisognerà anche, in un modo o nell’altro, fare i conti con la sorveglianza, affinché ci si possa dedicare con l’appropriata disposizione d’animo e serenità alla meticolosa e caparbia opera di saccheggio.

Reggere con fermezza il timone, e con esso la direzione, verso l’agognata sepoltura si rivelerà più arduo del previsto: commettere troppi passi falsi nelle fasi preliminari potrebbe significare finire alla deriva, e in mille modi diversi, rispetto al proposito iniziale (per esempio cadendo vittima di reclutamento coatto nelle fila dell’esercito del belligerante faraone e venendo spediti, senza troppi convenevoli, al fronte settentrionale).

Chi ha familiarità con gli altri lavori di Aristea non si troverà disorientato con lo snello regolamento di “Dopo Tutankhamon”. Il nostro personaggio sarà definito da tre caratteristiche, da un punteggio di Energia e da una risicata sacca per l’inventario. E non va dimenticata la fiaschetta con le razioni d'acqua, articolo imprescindibile nel contesto semidesertico in cui Ramose traccerà le proprie orme.

Il lettore farà bene a gestire con raziocinio l’assegnazione iniziale dei punteggi, dato che una volta partiti saranno i dadi a determinare l’esito di una prova (è bene ribadirlo, in un panorama in cui la frangia di librogame basati su un sistema diceless si infoltisce sempre più).

Scelte oculate vanno fatte anche sull’inventario, dato che, ad esempio, la propensione fuori dal comune del nostro personaggio ad abbeverarsi ad ogni occasione (anche più volte nel corso dello stesso paragrafo!) renderà presto la fiaschetta di Ramose più secca di uno dei suoi sandali.

Oltre a tutto ciò, al lettore verrà richiesto di annotare parole-chiave, indispensabili per assicurare la giusta variabilità alle geometrie del testo, indizi (che impiegati nell’appropriato contesto ci forniranno agevolazioni o scorciatoie decisive), stanghette o crocette che assumeranno funzioni diverse a seconda della situazione (ad esempio quella di conteggiare il tempo).

In questo volume l’interattività è elevata e l’attenzione del lettore non può scendere al di sotto di una certa soglia, pena un’irrevocabile instant death.

Ma elevata interattività e divertimento non costituiscono gli unici punti di forza di “Tutankhamon”. L’estrema varietà negli scenari che faranno da fondale alle malefatte del nostro Ramose infatti forniranno all’autore il giusto pretesto per descrivere con perizia documentaristica luoghi e situazioni tipiche dell’epoca: l’architettura delle abitazioni, le dinamiche del mercato, i templi e l’organizzazione del culto (lo staff di Aristea si è premurato di reclutare tra le proprie maestranze un’esperta studiosa di Egittologia per non deragliare dagli angusti binari dell’attendibilità storica).

In sintesi “Dopo Tutankhamon” vi regalerà ore di intrattenimento, di avventure in scenari suggestivi ed esotici e - perché no - di interessante e piacevole istruzione.