Con “La Confraternita”, a penna di Juan Pablo Fernandez del Rio (d’ora in poi, per ovvi motivi, “l’autore”), Edizioni Librarsi inaugura una collana composta da volumi di provenienza iberica, e lo fa con un titolo sorprendentemente spiazzante.

In “La Confraternita” infatti non si calcheranno i passi rapidi dello scaltro avventuriero o del prode impavido, ma quelli meditabondi e malsicuri di un vegliardo, maestro di erudizione ed esperto alchimista. Non sulla tempra dell’acciaio o su evoluzioni acrobatiche farà affidamento nell’affrontare la sua vicenda, ma sulla saggezza e sul rigore di una logica ferrea.

Yusuf (questo il nome del protagonista) è affiliato alla “Cofradia”, un’organizzazione segreta che raccoglie uomini di diversa estrazione sociale, geografica e confessionale attorno al comune scopo di preservare la conoscenza umana da ogni censura e pregiudizio. Il contesto storico, riccamente ricostruito dall’autore, è quello della regione ispanica della fine del XIV secolo, politicamente instabile e frammentata in ducati in perenne rivalità tra loro.

Da quando il sultano Muhammad ha detronizzato il meno ambizioso e più docile fratello (chiamato anch’esso Yusuf) dalla reggenza di Granada, alla Cofradia è stato negato l’accesso a quell’incommensurabile deposito di nozioni che è la biblioteca del regno.

All’incanutito Yusuf viene così assegnata una delicata missione di spionaggio: dovrà infiltrarsi a corte e prendere contatti con un dissidente occulto, leader della resistenza, affinché tramite una congiura la legittima linea monarchica venga restaurata, e con essa sia ripristinato il legame privilegiato che la confraternita aveva intessuto con il padre dei due rivali (il sultano…Yusuf).

Ma l’ambiente di corte si rivelerà colmo di ambiguità e insidie, e con un passo falso Yusuf (l’alchimista) potrebbe ritrovarsi ignara pedina - sacrificabile alla prima occasione propizia - per i torbidi intrighi di qualche perfido notabile.

I valori di Prestanza, Discernimento, Carisma e Temperanza - i quattro pilastri che definiscono Yusuf nella scheda di gioco - non saranno stabiliti dal fatalistico lancio di dadi, bensì pilotati dal lettore. L’alea interverrà nel momento in cui queste caratteristiche verranno messe alla prova, ma per prevenire o mitigare eventuali risultati sfavorevoli si potrà ricorrere ad una riserva di punti Fortuna oppure… all’assunzione di sostanze psicotrope!

Sì, perché Yusuf è soprattutto un alchimista, e nel corso dell’impresa si destreggerà spesso tra fornelli e alambicchi per distillare miscele e tonici utili a compensare manchevolezze o a risolvere situazioni disperate.


Il tempo recita un ruolo imprescindibile nell’ingegneria de “La Confraternita”. Yusuf si muoverà alquanto liberamente tra i luoghi della cittadella (il palazzo reale, il mercato, le abitazioni private) ma non dovrà mai perdere di vista scadenze e progressione degli eventi, pena il mancato appuntamento con episodi essenziali al compimento dell’incarico o, estrema conseguenza, una prematura dipartita. Sopravvivere non sarà particolarmente proibitivo, specie se si presta la dovuta attenzione al dosaggio (termine qui decisamente calzante) tra caratteristiche e pozioni catalizzanti.

Se invece si punta al disvelamento di tutte le sottotrame che compongono il complicato intreccio architettato dall’autore allora occorrerà anche aver raggiunto una profonda comprensione degli interessi arcani e dei doppiogiochismi che animano i personaggi che circondano il sultano, e aver imparato ad orientarsi con dimestichezza tra gli esotici scenari della cittadella prima che la mannaia del tempo cali impietosa.

Infine va doverosamente segnalato, in quest’ultima fatica Librarsi, il felice connubio tra un comparto grafico ispirato ed evocativo e uno stile di scrittura assolutamente raffinato e ricercato. L’uso della prima persona (altro tratto distintivo dell’opera) è la stoccata finale grazie alla quale il lettore si troverà avvolto, come per effetto di una malia, tra le spire di una trama intellettualmente avvincente e mai scontata.